Ti ho già parlato di come comunicare efficacemente attraverso la Comunicazione Non Violenta. Oggi approfondiamo invece quelle che sono le caratteristiche di questo tipo di comunicazione, per cui può essere considerata uno strumento di lavoro prezioso per conoscere se stessi e migliorare in modo estremamente ampio e fruttuoso le proprie relazioni familiari, interpersonali e di lavoro.
La CNV si basa sull’acquisizione di abilità di linguaggio e di comunicazione che rafforzano la nostra capacità di rimanere “umani” anche in condizioni difficili. Ci guida nel ripensare il modo in cui siamo in connessione con noi stessi e ascoltiamo gli altri, ci accompagna nel passaggio da reazioni automatiche a risposte coscienti sulla consapevolezza di ciò che osserviamo, sentiamo e vogliamo, esprimendo noi stessi con onestà e chiarezza e prestando agli altri una attenzione rispettosa ed empatica.
Questo linguaggio riconosce una possibilità di scelta: le persone coinvolte possono agire in prima persona per decidere se quel cambiamento fa al caso loro. Rosenberg chiarisce questo punto secondo me attraverso una frase decisamente preziosa: “Anche quando talvolta impariamo una lezione dopo che ci siamo autocriticati con severità, mi preoccupa il tipo di energia che sta dietro il nostro apprendimento e il nostro cambiamento. Vorrei infatti che il cambiamento fosse stimolato da un desiderio chiaro di arricchire la nostra vita per noi stessi e per gli atri, e non da un tipo di energia distruttiva come il senso di colpa o di vergogna… Se gli altri si accorgono che dietro le nostre azioni ci sono la vergogna o il senso il colpa, sono meno inclini ad apprezzare ciò che facciamo come invece lo sono se lo facciamo motivati soltanto dal desiderio di contribuire alla vita”.
Perché usare la Comunicazione Non Violenta
L’uso della CNV non richiede che le persone con cui comunichiamo conoscano la CNV; gli altri possono sentirsi sorpresi e spiazzati dalle nostre risposte, ma, sentendo la nostra onestà ed empatia, si uniranno a noi entrando in una “danza” di comunicazione empatica.
La CNV non ci rende docili o arrendevoli, anzi ci guida alla chiarezza di ciò che proviamo e desideriamo, adottando un atteggiamento positivo e rispettoso verso gli altri. Si potrebbe dire, infatti, che applicarla può essere il primo passo per entrare veramente in connessione con la nostra autenticità e per diventare decisamente assertivi, seppure portando attenzione al dialogo e all’altro.
Non obbliga a eliminare ogni giudizio, ma insegna a separare le nostre osservazioni dalle nostre valutazioni. Scoraggia le generalizzazioni, le etichette, i pregiudizi che fanno parte di un linguaggio statico, in una realtà che è in continuo mutamento.
Fondamentale è la sua applicazione nella gestione dei conflitti dove, attraverso l’ascolto empatico, crea rispetto e benessere nella soddisfazione dei bisogni di tutti.
Questo linguaggio si usa per mediare dispute e conflitti ad ogni livello, in particolare nelle relazioni personali, a scuola, in famiglia, nell’ambiente lavorativo, nelle organizzazioni ed istituzioni, nel counseling, nel coaching, e in generale a chi opera nell’ambito dell’aiuto, della terapia e consulenza, delle relazioni diplomatiche e commerciali, all’interno di diverbi e conflitti.
La CNV consente di percepire noi stessi e gli altri in una luce nuova, superando l’atteggiamento di difesa e di diffidenza che abbiamo costruito nel tempo e facilitando l’ascolto e la connessione agli altri. Ci porta a spostare la nostra attenzione ad un piano diverso, più profondo, dove è più probabile che otterremo ciò che stiamo cercando. È una comunicazione che ci permette di metterci in relazione empatica con noi stessi e con gli altri, servendo la vita con lo scopo di essere felici.
Le 4 componenti della Comunicazione Non Violenta e il Coaching
Qual è la connessione tra le 4 componenti della CNV e alcuni strumenti di coaching? In questi anni di lavoro, ho potuto verificare che la Comunicazione Non Violenta è uno strumento di sicuro successo nell’attività di coaching perché ci permette di aiutare il nostro cliente ad esplorare nel miglior modo possibile le proprie relazioni e la comprensione delle situazioni che le circondano.
- Osservare senza giudicare riguarda la nostra capacità di ricostruire con attenzione i fatti che riguardano l’evento a cui stiamo facendo riferimento. Il racconto ha un carattere neutro, nel senso che questo momento dovrebbe essere il più possibile fedele a quanto accaduto e permetterci di riferire degli avvenimenti proprio per quello che sono stati. In questa fase, quando vogliamo riferirci al nostro passato, possiamo imparare a dividere la parte che riguarda il racconto di quanto avvenuto dai nostri sentimenti personali. Possiamo far emergere, tra i ricordi, le chiacchierate o le discussioni durante le quali c’era un sentimento parassita che ci portava, durante la ricostruzione di qualcosa che avevamo percepito come sgradevole o doloroso, a confondere i piani e portare quei sentimenti nel racconto di quanto avvenuto, spingendoci ad accusare l’altro e a vivere quel dialogo accompagnati dalla rabbia.
- Nella seconda parte di quello che comunicheremo, potremo riferire i nostri sentimenti, dopo averli individuati accuratamente. In primo luogo, questa consapevolezza non è affatto scontata e ci aiuterà ad accorgerci che è un lavoro su noi stessi che può portare alla luce cose di cui è sempre bene tenere conto, ma che spesso abbiamo ignorato. Questo ci permetterà di esprimere i nostri sentimenti partendo da noi stessi, facendo estrema attenzione a quelle che sono state le nostre emozioni e non facendo nessun riferimento al giudizio che potremmo dare dell’altro e che renderebbe la comunicazione decisamente più difficile. Cominceremo a parlare di quello che abbiamo sentito, prendendocene la piena responsabilità. In una relazione d’aiuto, accompagnati dal nostro coach, è proprio quello a cui possiamo ambire: metterci al centro delle nostre vite e analizzare gli elementi disfunzionali e quello che dobbiamo eventualmente modificare di noi stessi per raggiungere i nostri obiettivi più efficacemente. Noi diventeremo dunque il centro del nostro vissuto e gli unici responsabili dei nostri sentimenti, perdendo quell’abitudine ad accusare gli altri per i nostri vissuti interiori. Questo passaggio ci consentirà di fare un lavoro su noi stessi, in cui mettiamo in luce quali fatti e quali circostanze sono stati per noi complessi da affrontare su un piano emotivo e ci metterà al centro del discorso attraverso il quale vogliamo trovare un accordo fruttuoso con l’altro da noi.
- Riconoscere i bisogni che “provocano” i sentimenti è uno degli esercizi centrali di un percorso di coaching; ci mette in connessione con quello che sentiamo e ci fa capire se viene ignorato dagli altri nelle nostre relazioni. Ma soprattutto ci fa focalizzare su cosa noi stessi spesso non teniamo in seria considerazione di quello che potrebbe portarci in uno stato di benessere. In un percorso con un coach, focalizzare con attenzione i bisogni è un passaggio centrale, perché ci permette anche di capire in quale direzione vogliamo procedere con la nostra vita e cosa possiamo fare noi per primi per avere cura di quello che ci è caro e che vorremmo venisse valorizzato nella nostra quotidianità e nel nostro rapporto con il mondo.
- Fare richieste semplici e fattibili che possano arricchire noi stessi e la relazione è probabilmente il passaggio maggiormente impegnativo. È forse il punto finale di un percorso in cui, dall’aver pianificato quello che ci poniamo come obiettivo e attendiamo come risultato, quello che immaginiamo per il nostro presente e per il nostro futuro può essere messo in pratica attraverso delle azioni. Questo ci impone chiarezza riguardo a quello che vogliamo per noi stessi e che pensiamo possa essere positivo nella relazione con l’altro ed è sicuramente frutto di un percorso attraverso il quale aver chiarito i passaggi precedenti, per cui siamo diventati anche consapevoli di quanto e cosa vorremmo come base per il nostro futuro relazionale, riguardo a quella singola questione, quanto riguardo alle macro-questioni che si potrebbero sollevare e che potrebbero star dietro a questo orientamento.
Attraverso queste riflessioni, potremmo infatti trovarci a focalizzare quelli che sono i passaggi essenziali che ci troviamo ad affrontare quando vogliamo metterci al centro della nostra vita, quando siamo pronti a portare nella nostra quotidianità i nostri bisogni e desideri, quando vogliamo che ci accompagni la sensazione del sentirci accettati, amati e appagati in primo luogo da noi stessi, per poterci realizzare pienamente e portare un dialogo fiorente con gli altri intorno a noi.
La CNV può dunque diventare un processo attraverso il quale rendersi consapevoli, elemento essenziale che può favorire la nostra comunicazione con gli altri e ci predispone a pensare e a realizzare un futuro decisamente più armonico, sereno e felice.
La mia curiosità per le persone e per il mondo mi ha portata a studiare in tutte le fasi della mia vita, facendo di me una lifelong learner. Nelle tante vite che ho vissuto sono stata musicista, antropologa, docente. Nella mia vita più recente sono diventata una counselor psicosintetica e una coach delle relazioni e ho avviato il mio progetto #thedaimoncoach, attraverso il quale concilio tutte le mie parti creative e lavoro con donne che vogliono mettere al centro della propria vita se stesse e desiderano realizzare il proprio daimon. Sono da sempre una girovaga, appassionata di viaggi, di fotografia, di culture contemporanee, di tè e di cucine internazionali.