A tutte noi è capitato, almeno una volta, di perdere il lavoro. Nel 1938 la giornalista Helen Woodward pubblicò sulla rivista The American Lady Magazine un articolo che spiegava i 5 motivi per i quali una donna viene licenziata. Io li trovo talmente attuali che voglio condividerli con te.
Dopo aver precisato che le motivazioni possono essere davvero tante, Woodward raggruppò le principali mettendole in ordine di probabilità. Ecco la top 5:
- Antipatia personale;
- Scarso rendimento;
- Poca cura della propria persona/atteggiamento sgradevole;
- Desiderio di perdere il posto;
- Mancanza di lavoro.
Mancanza di lavoro. Partiamo dall’ultimo motivo in ordine di incidenza. L’effettiva scarsità di posti di lavoro è l’ultima delle cause e incide davvero soltanto se si combina con una delle altre. Facciamo un esempio. Diciamo che nel tuo ufficio sono stati fatti dei tagli del personale. Sono state mandate via 2 persone su 10 che ricoprivano, più o meno, le stesse mansioni. Le due persone che hanno perso il posto sono state licenziate sì per mancanza di lavoro, motivo che è uguale per tutti, ma il fattore determinante è stato uno degli altri quattro.
Antipatia personale. Potresti pensare che la prima causa di licenziamento sia l’incompetenza, invece è solo la seconda. Ti meraviglierebbe sapere quante donne vengono mandate via da un posto di lavoro perché sono invise a un capo o a una capa. Non si crea feeling, e questo provoca tensioni, mancanza di fiducia, un clima irrespirabile sia per il datore di lavoro sia per la sua collaboratrice. Quando si incontrano due caratteri che non vanno d’accordo tra loro, qualunque sia l’ambito, c’è poco da fare. E vale anche per te: se non stimi il tuo capo da un punto di vista umano, odierai lavorare a contatto con lui.
Scarso rendimento. Il secondo motivo che causa la perdita del lavoro è oggettivo: se lavori male, hai poche possibilità di mantenere il posto. Anche se il feeling è scattato, anche se c’è un clima disteso e amichevole, se non sei portata per quel tipo di lavoro, ben presto il problema diventerà evidente. Ma è possibile che ti venga proposto un altro ruolo con una mansione diversa in un altro reparto.
Poca cura della propria persona/atteggiamento sgradevole. La terza causa è quella che ti suonerà più antiquata e spiacevole. Potresti obiettare che forse negli Anni ’30 non era così, ma oggi tutte le donne sanno che il modo in cui ci si presenta è un importante biglietto da visita, soprattutto in ambito lavorativo. E invece ti assicuro che è molto meno scontato di come potrebbe sembrare. Per non parlare delle donne che assumono un atteggiamento saccente o irrispettoso, in ogni caso fuori luogo rispetto al contesto. E in entrambi i casi le competenze non bastano per mantenere il lavoro.
Desiderio di perdere il posto. Il quarto motivo ti sembrerà il più assurdo ma ti garantisco che è molto più diffuso di quanto potrebbe sembrare. Il desiderio di perdere il lavoro può manifestarsi in modo diverso. Magari fai un lavoro solo per ripiego mentre il tuo sogno sarebbe un altro e quindi, senza volerlo, manifesti una continua frustrazione. Sai che non puoi andartene perché quel lavoro ti serve e, al tempo stesso, metti in atto a livello inconscio una serie di meccanismi auto-sabotanti, come arrivare sempre in ritardo, fare pause caffè lunghissime, precipitarti fuori appena scattano le 18:00. Sono tutti segnali che odi stare in quel posto e, alla lunga, il tuo capo o il capo del personale li noterà.
È possibile che lo schema individuato da Helen Woodward ti sembri datato e semplicistico. Perdere il lavoro oggi, dopo la crisi economica più grave dell’ultimo millennio, è un accadimento determinato da fattori complessi. Trovo però che i punti individuati dalla giornalista possano essere dei validi spunti di riflessione. Se è vero che sul punto cinque puoi fare ben poco, sugli altri puoi agire in diversi modi. Individuare il problema è il primo passo per risolverlo. Anche se non hai perso il lavoro, il fatto di porti le giuste domande può farti arrivare alla decisione di lasciare un posto che ti rende infelice. E, se dovesse accadere, non aver paura: coltiva intimamente la fiducia che l’Universo ha in serbo per te qualcosa di molto speciale.
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.