Impariamo ad ascoltare e a fidarci del nostro corpo

Se ti chiedessi di scrivere oggi una lettera al tuo corpo, immaginandolo come un amico che pur avendoti accompagnato per tutta la tua vita hai deciso di abbandonare perché non rispecchiava ciò che volevi rappresentare al mondo, cosa scriveresti? Questo potrebbe essere un primo passo per imparare ad ascoltare e a fidarci del nostro corpo.

Potrebbe essere una lettera di questo tipo:

Caro corpo,

ci conosciamo da sempre ma non per questo sono in grado di sapere cosa senti, cosa provi, di cosa hai bisogno. Se mi fermo un attimo, respiro (come ormai tutti consigliano) e ti penso, sono costretta ad ammettere che le mie pretese hanno spesso superato i tuoi bisogni.

Come un bambino concentrato su se stesso ma dipendente dalla cura degli altri, passo il tempo a sottolineare ciò che vorrei da te e quello che non sei in grado di darmi, senza immaginare mai come stai tu, costantemente vessato dalle mie richieste fuori portata”.

Le indicazioni delle nuove tendenze sulla cura del corpo e sulla ricerca di un equilibrio consapevole con il cibo, sottolineano l’importanza di ritrovare sensazioni che anni di diete hanno assopito e reso quasi pericolose: la fame e la sazietà.

Per riconoscere e accettare il bisogno di cibo e per fermarsi quando diventa sufficiente e percepire la soddisfazione di un corpo nutrito in modo adeguato, è necessario ascoltarlo e averne fiducia. Credere nell’intuito del corpo. Credere che lui sappia più cose di noi.

Tuttavia, quando facciamo del corpo il nostro nemico, quando lo colpevolizziamo per i nostri fianchi tondi, la pancia prominente e le cosce che si toccano, in fondo lo accusiamo del nostro sentirci vulnerabili. E come possiamo davvero avere fiducia di qualcosa che non stimiamo affatto e che vorremmo distruggere?

Il pregiudizio sul corpo

L’esaltazione dell’importanza di ciò che vediamo annienta ciò che sentiamo. Se non appare come vorremmo, come ci hanno insegnato a desiderare, lo consideriamo un ostacolo che si frappone tra noi e la nostra possibilità di fiorire e di essere felici.

Ritrovare un dialogo vuol dire aprire la strada per fare pace. Per trovare pace in noi stesse.

Il pregiudizio comune sul corpo, su come dovrebbe essere e invece non è, ci induce a un eccessivo criticismo e a un confronto costante con quello degli altri, alla ricerca di qualcosa che ci avvisi che stiamo per trovare la falla e risolvere tutti i nostri problemi. Ma non c’è falla, non c’è niente che non funzioni, se non una comunicazione interrotta che possiamo riprendere con pazienza, accettazione e una mente aperta.

Cos’è il rispetto di se stesse se non la ricerca di serenità ed equilibrio, la difesa e la tutela dei nostri confini e dei nostri limiti? La libertà di prendersi cura di se stessi nel qui e ora e la facoltà di ascoltare noi stesse più di quanto inseguiamo il parere degli altri?

Ci siamo convinte che la cura di sé riguardi solo il piano fisico esteriore. Allora confondiamo il self care con la possibilità di dedicarsi ad un attimo di pausa dopo una giornata estenuante da riempire con un bagno caldo e profumato (condito da sali drenanti), una maschera al viso (per contenere l’aria stanca) uno massaggio al corpo (per combattere la cellulite). E rientriamo senza volerlo in una spirale di performance che non ci permette di scoprire davvero di cosa abbiamo bisogno in quell’istante specifico. E accumuliamo stanchezza, frustrazione. Ci sentiamo perse.

L’ascolto del corpo

L’ascolto corpo ha basi concrete e autentiche:

  • Dormo abbastanza?
  • Mi autorizzo a fermarmi se non mi sento bene?
  • Indosso abiti che parlano e me e mi permettono di sentirmi a mio agio?
  • So quali sono le piccole attività che mi danno gioia e mi confortano?
  • Trovo il tempo per metterle in pratica?
  • Posso chiedere aiuto?
  • Frequento persone con cui mi sento davvero me stessa?
  • Metto dei limiti alle richieste degli altri?

Assumersi la responsabilità del proprio star bene ci aiuta a diminuire la pressione sulle aspettative verso il corpo e trovare il tempo di sentire come ci supporta, bilanciare le nostre richieste di perfezione con momenti di cura e amore. Disarmarsi sperimentando di non essere colpiti per questo.

  • Quando hai fame e lo stomaco brontola, ma ritieni che non sia il momento opportuno di mangiare perché lo hai fatto da poco, stai ignorando il tuo corpo.
  • Se prendi molti caffè per tirarti su e non sentire la stanchezza, anche quando senti che un sonnellino di 15 minuti potrebbe aiutarti, non ti rispetti abbastanza.
  • Se ti circondi di persone che sottolineano le tue mancanze e non ti fanno sentire bene, aumenti il tuo senso di inadeguatezza.
  • Se il tuo linguaggio è avvezzo alla critica e non riesci a specchiarti senza commentare quello che vedi, alimenti l’odio verso te stessa.

Tutto ciò ti allontana dai tuoi bisogni, ti mantiene disconnessa dalle sensazioni del corpo e ti induce a trovare speranza nella prossima dieta che silenzierà ancora di più la tua voce interiore.

Vogliamo rompere questo schema?

Scrivi la tua lettera al corpo. Se vuoi sfogarti e mettere nero su bianco tutto il rancore che provi per lui, fallo pure. Ma non fermarti lì. Prosegui chiedendoti cosa fai tu per lui, come lo rispetti e rifletti sul suo modo, magari goffo ma quotidiano, di supportarti, di sorreggerti, di esserci nonostante i tuoi attacchi continui e la tua mancanza di fiducia nelle sue possibilità.

Se senti una piccola, fragile apertura, immagina una cosa che potresti cambiare per avvicinarti di più a te stessa e prenderti cura di te e del tuo corpo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo, spirituale, relazionale. Cosa fare per proteggerti senza chiuderti e rispettare i tuoi confini.

Se come sosteneva Simone De Beauvoir, perdere fiducia nel proprio corpo significa perdere fiducia in se stesse, possiamo credere che ritrovarla ci aiuterà ad essere più in sintonia con chi siamo e vivere una vita ricca di autentiche soddisfazioni.

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