“E così anche un immortale può morire, Lloyd…”
“Credo sia solo un caso di fraintendimento, sir”
“No, Lloyd. Purtroppo non lo è”
“Mi permetto di insistere, sir. Lei sta confondendo la permanenza con la presenza”
“Cioè Lloyd?”
“L’immortalità non è data dalla limitata permanenza sul pianeta ma dall’eterna presenza negli uomini, sir”
“Perché gli immortali possono morire, ma non scomparire. Giusto, Lloyd?”
“Esattamente, sir. Esattamente…”
Vita Con Lloyd – 11 gennaio 2016
Questo articolo è stato un parto non da ridere, l’ho scritto il 12 gennaio la prima volta – credo – ma poi mi sembrava troppo lungo e troppo personale per cui mi sono detta “Lo lascio lì una settimana vediamo che effetto mi fa”, in quella settimana ho dovuto ripristinare il computer per ben due volte ed ho perso un sacco di dati fra cui il file con l’articolo, dopo mi sono riletta tutti gli articoli usciti e mi sono bloccata nella riscrittura perchè tutto quello che scrivevo e pensavo di scrivere mi sembrava inutile o incosistente.
Poi però in questi giorni un sacco di gente mi dice “Beh ti è presa brutta per David Bowie” e a me quello che mi viene da rispondere è “Mi è presa brutta l’esistenza, ma come te lo faccio a dire?”, per cui rispondo che si che è stato un’icona non solo musicale, ma anche umana e “morale”, un vero Eroe che da Orfano si trasforma in Mago.
Non dico neanche che io e PB con David Bowie ci siamo quasi morti* perchè sono storie che fanno terrore o che se non ci fosse stato David Bowie io sarei una manager di successo laureata in Economia con tre figli almeno dai 15 ai 5 anni e PB un affermato commercialista/avvocato appassionato di sport ed arti marziali, non so se ci saremmo incontrati, ma in certi momenti penso che sarebbe stato tutto tanto più semplice se fosse andata così e invece no PB nel 1980 ascolta Scary Monsters, si fa crescere i capelli, indossa un vezzoso foularino rosso, si compra la prima moto, inizia a leggere Rimbaud e la piazzetta di Abbiategrasso lo perde per sempre. Io nel 1983 nei juke box di Torregaveta e Capo Miseno scelgo regolarmente China Girl e Let’s Dance che ballo appassionata davanti agli astanti con la mia migliore amica – che in realtà si chiama ALESSANDRO – ignorando completamente la platea.
Queste due anime strane nel marzo del 1998 sono destinate ad incontrarsi parlando tutta la notte di Massimo Volume e cinematografia francese, il resto è storia.
Bowie io lo ho ascoltato molto negli anni 80, chi ascoltava new wave non poteva non approfondire la trilogia berlinese soffermandosi su Low in particolare, del personaggio Bowie a parte il bel gesto di tirare Lou Reed ed Iggy Pop fuori dalle cacche almeno un paio di volte e le sregolatezze americane non sapevo molto.
Ho inziato ad appassionarmi per davvero quando ho ascoltato Hunky Dory per intero anche se non era affatto new wave e mi sono detta, anche ad alta voce credo, “Questo è un Genio”, in quel disco c’era tutta la musica inglese che amavo suonata circa 20 anni prima.
E’ li che ho amato la persona, ho letto saggi e biografie, l’ho spiato a lungo a Losanna (“E’ un signore normale fa la spesa compra il giornale è molto gentile”), ho letto le interviste, ho letto i libri che diceva di amare, insomma da un certo punto in poi oltre al personaggio ho amato la persona.
Uno dei pochi uomini al mondo che davvero ha fatto il viaggio dell’Eroe.
Il giorno in cui è morto Kurt Cobain ero – stranamente – a Domodossola a tavola con i miei genitori, mi ricordo lo stupore per quei Nirvana visti al Bloom di Mezzago tanti anni prima e poi improvvisamente assurti alla gloria rock n roll, fu un colpaccio, ma niente a che vedere, davvero.
L’11 gennaio ho avvisato Paolo che mi ha richiamata subito “Niente sarà più come prima nella vita dopo David Bowie”, eh no niente.
Come ha scritto Ivan su FB è un pezzo della nostra vita, della vita di alcuni di noi che se ne va e che non riusciamo a trattenere, è una morte Generazionale.
La Generazione X che fa i conti con la Mortalità e quindi il tempo, la vita, le persone, le scelte.
No more Heroes. Indeed.
*Vivere e Morire con David Bowie
Era il giugno del 2008, un anno veramente pesante. Fatto di scelte sbagliate, rimandi, perdite di tempo, dolori grandissimi che sembravano non finire mai. Non volevo proprio partire per l’America e Miami mi sembrava la giusta punizione torrida e ignorante a tutte le sciocchezze che mi ero autoinflitta nello stupido 2008.
Quindi, lavoravo in Florida e mi sentivo sbagliata.
La partenza fu traumatica: un pianto ininterrotto da casa all’aereoporto di Atlanta, poi la dogana mi ha scosso e ho smesso.
PB è venuto a trovarmi, da bravo ragazzino indie ha portato anche la selezione musicale che ovviamente comprendeva Young Americans di David Bowie, un week end decidiamo di andare a Key West, partiamo presto al mattino, ascoltiamo Young Americans, mi sento per la prima volta dopo mesi non dico serena, ma almeno distratta.
Improvvisamente la macchina si solleva da terra e viene scagliata in mezzo all’autostrada, atterra, gira su se stessa per sei corsie, sbatte contro il guard rail opposto.
Quando si ferma penso di essere morta, negli interminabili secondi di volo – che ho ricordato solo dopo più di un anno – non riesco a pensare a nulla, nulla, nulla. Solo “Stiamo morendo”.
Non siamo morti ed ancora ci chiediamo come sia stato possibile, due ragazzi ci hanno tamponato da dietro con una corvette vintage talmente forte da sollevare la nostra auto nell’urto, mentre rotolavamo per sei corsie non è passato nessuno, la macchina ci ha protetti bene, è stato un miracolo.
Appena ci fermiamo cerchiamo di aprire le porte e uscire dall’abitacolo capovolto, ci aiutano, chiamano il 911 che arriva, sconvolto: PB è illeso, io ho un ginocchio e il collo feriti, ma lievemente, però dopo avere urlato a lungo non riesco più a parlare bene. Nè in inglese nè in italiano. Rimango confusa per mesi, non riesco a parlarne, non riesco a stare in auto senza stare malissimo, passeranno più di due anni prima che la situazione si normalizzi, sogno tutto alla fine del 2009 ricostruisco i passaggi, inizia a fare un pò meno spavento.
Quel giorno – il 15 giugno del 2008 se non mi sbaglio – alla fine tutto quello che ci siamo detti è stato: “Cazzo non riusciremo mai più ad ascoltare David Bowie!”
So it goes…
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.