Oggi è il 9 di aprile 2020.
Ieri si diceva che una ipotetica data di ripresa potrebbe essere il 4 maggio.
Sono altre settimane.
Quasi quattro.
Non mi sono nemmeno alterata, potrebbe essere anche peggio.
No non ho perso gli occhiali rosa, è che leggo, guardo video, ascolto pochi telegiornali, metto insieme le informazioni e mi sembra pericoloso essere anche solo cautamente ottimista.
Fare il mio lavoro per me non significa spingere sempre, significa anche, a volte, vedere la realtà per quello che è accettarla per quello che è, provare le emozioni per quello che sono, anche quelle negative, senza cercare di cambiarle.
Vedere le cose per quello che sono ed accettarle significa anche – se hai un business o un lavoro precario o un contratto a termine – sapere meglio cosa fare, quali nuove azioni intraprendere, quali smettere. Anche se ti costa molto, anche se non vorresti perché non erano quelli i presupposti di partenza.
In queste ultime settimane ho dovuto essere molto coraggiosa. Ecco, forse il mio lavoro mi ha semplicemente supportato meglio ad aprire una serie di Vasi di Pandora, dargli una pulita, svuotarli, sistemarli.
Non ho mai avuto una agenda così vuota (anche se, sì, come tutti passo un sacco di tempo al telefono e in videocall) e così tanto tempo per pensare. Riflettere in questa costante staticità è a tratti pesante e doloroso, ma porta dei buoni frutti.
Ho fatto un grande decluttering di emozioni e di pensieri e di cose che avrei voluto/vorrei.
Ho analizzato spietatamente alcune relazioni, assenze che pesano come assedi, vicinanze reali, destini, utilitarismi. La differenza di legame che ho con chi tira su il telefono e basta anche più volte al giorno, magari e chi non lo fa.
Questa è una domanda potente (che siamo nel 2020 e tutti mandano messaggi non conta): chi vi ha telefonato? Quante volte? A chi avete telefonato? Perché? Come vi siete sentit*?
È banale ma non è banale.
E l’introversione non c’entra.
C’entra il come stai, come state?
E il voler sentire davvero la risposta.
L’altra domanda potente alla quale tutti hanno paura di rispondere è: con chi vuoi passare la prossima quarantena? Il prossimo Lockdown, questa quantità interminabile di ore REALMENTE non REALISTICAMENTE con chi la vuoi dividere?
Dunque sto al telefono.
Leggo.
Guardo film e serie TV.
Mi perdo un po’ d’animo, spesso la sera fra le 17 e le 19.
Mangio troppo.
Ho quasi smesso di bere (si è una pratica sociale per me, in solitudine alla lunga mi annoia).
Fumo una sigaretta – e solo una – tutte le sere alla finestra mentre ascolto una canzone bella.
I momenti migliori delle ultime settimane:
- vedere Richard e Sutton andare a vivere insieme in The Bold Type (stagione 3)
- Ascoltare Tiga a tutto volume mentre vado a fare la spesa di detersivi
- La scoperta di MUBI
- Musica nuova, soprattutto elettronica, soprattutto americana (cosa strana per me che sono sempre legata alla terra d’Albione)
- Pensare alla mia visione marina: io, un terrazzo sul Mediterraneo, il blu, il tramonto, alle mie spalle un gruppo di persone, bossanova un po’ elettro, Pimm’s, Sade, rosso, forse l’amore, ma non è ancora completamente chiaro
Anyway
Come state?
Francesca
Questo post è stato scritto ascoltando in maniera ossessiva compulsiva Sunglasses at Night nella versione di Tiga.
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.