Nella mia lunga esperienza di coach che lavora con le donne, mi meraviglio ancora nel constatare quanta fatica facciamo ad amare noi stesse. Riusciamo sempre a trovare un elemento da criticare, da usare come prova del fatto che non valiamo abbastanza. Non sappiamo godere dei nostri successi, perché invece di sentirci apprezzate, il nostro pensiero va a quell’increspatura lungo il percorso, quell’unica cosa che abbiamo sbagliato – e che comunque non ci ha impedito di tagliare alla grande il nostro traguardo. Non si tratta solo della mania di perfezionismo, che ci caratterizza un po’ tutte. È un discorso che va più in profondità. È l’incapacità, acquisita grazie a secoli di retaggio culturale, di essere benevole e generose con noi stesse, di tenderci una mano, di esserci amiche.
Siamo talmente preparate al fallimento che, prima ancora che siano gli altri a criticarci, li anticipiamo: ci diciamo quanto siamo state avventate, ci diamo la colpa, ci malediciamo per non essere state all’altezza dei nostri stessi standard – perché quelli che crediamo “imposti” dall’esterno non sono così alti come quelli che abbiamo stabilito per noi stesse, diciamo la verità. E permettiamo che un unico cedimento condizioni la percezione della considerazione che abbiamo di noi stesse. È come se facendo una passeggiata, inciampassimo cadendo a terra e sbucciandoci un ginocchio. E decidessimo, sulla base di questo singolo incidente, di rinunciare a future passeggiate per evitare, a priori, di poter ripetere quell’esperienza.
È la paura, certo, di essere giudicate dagli altri, di cadere ancora e di essere derise. Ma la verità è che siamo le prime a infliggere a noi stesse un giudizio in una situazione potenzialmente neutrale. Molto di rado scegliamo di sostenere noi stesse, di stare dalla nostra parte, di pronunciare verso noi stesse parole di incoraggiamento e di conforto. Abbiamo paura di essere umane, di radicarci, di essere rifiutate. Abbiamo paura di essere noi stesse. Tra tutte le donne che ho conosciuto, quelle che sono riuscite ad andare oltre e ad abbracciarsi davvero sono quelle che hanno fatto un grande lavoro di consapevolezza su di sé. Eppure, basterebbe accettare le proprie ferite e “semplicemente” fermarsi a curarle, senza vergognarsene, senza nasconderle. Ma mi rendo conto che è un’attitudine che bisogna imparare. E, visto che non ci è stato insegnato da bambine, possiamo scegliere di farlo adesso, con la maturità della nostra età e quella compassione verso noi stesse che possiamo – dobbiamo – far emergere.
Ecco un esercizio per allenare la self-compassion:
- Qual è il bisogno più urgente che il tuo spirito rivendica in questo momento? Mettiti in ascolto di quella voce che tendi a ignorare. Qualunque sia l’istanza che non stai ascoltando, accoglila e scrivi una promessa a te stessa. Mettila nero su bianco, in modo tale che violarla ti faccia sentire come se stessi violando un contratto.
- Se hai difficoltà ad ascoltarti, prova a farti queste domande: come voglio vivere, da questo momento in avanti? Cosa non sono più disposta a negoziare o a mettere in secondo piano?
- Nel formulare la tua promessa, sii ragionevole: ricordati che sei un essere umano e che non ha senso basarsi su standard fuori misura.
- Fai il meglio che puoi con gli strumenti che hai a disposizione.
- Semplifica la tua promessa il più possibile, ripensala all’interno della tua vita, rendila piacevole, adattala alle tue esigenze. Lasciarla su un piedistallo te la farà considerare troppo complicata e, alla fine, non riuscirai a tenerle fede, con i sensi di colpa che ne deriveranno.
- E poi fai un atto psicomagico. Rileggi la tua promessa. Evidenzia le parole che “vibrano” di significato, che ti fanno sentire bene. E poi riscrivi la promessa sotto forma di poesia, utilizzando le parole prescelte. Non importa se non hai mai scritto una poesia. Sarà la prima poesia che scrivi per amarti. Forse non sarà in metrica, non sarà perfetta ma conterrà le tue emozioni, il modo in cui ti vuoi sentire, le affiderai la tua “guarigione”. Poi metti quella poesia in agenda o in un posto in cui puoi leggerla tutte le volte che hai bisogno di un promemoria.
Amare se stesse è un percorso che intraprendiamo, di solito, quando siamo donne adulte, con un’esperienza alle spalle che, nella maggior parte dei casi, ci ha fatto sentire fuori posto o inadeguate. Amare sé stesse è un processo, che necessita di tempo. Per cui, non avere fretta. Ogni giorno è un giorno in cui hai la possibilità di sostenere te stessa, di esserti amica. Perché non cominciare oggi?
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.