Quando ero ragazzina e passavo le estati in Campania dalla famiglia di mio padre, mia nonna mi costringeva per un paio d’ore al giorno a imparare a cucire. Niente di complicato, esercizi di base come attaccare un bottone a una camicia o fare una piega a un paio di pantaloni. Io odiavo quei momenti: non capivo per quale motivo dovessi imparare delle cose così noiose anziché correre in bicicletta con i miei cugini. Ma, soprattutto, mi ribellavo all’idea che quella tortura venisse imposta solo a me perché ero femmina. Avevo già attivato una coscienza femminista, rifiutando di sentirmi diversa o con possibilità più limitate rispetto ai miei cugini maschi.
Con l’età ho sviluppato gratitudine per quei pomeriggi d’estate, non solo per i momenti trascorsi insieme a mia nonna, ma anche perché l’idea – forse inconsapevole – di mia nonna era di rendermi indipendente, perché quando impari un’attività, non hai bisogno di chiedere aiuto a nessuno. Certo, nei miei vent’anni mi facevo le pieghe ai pantaloni con il biadesivo o con la pinzatrice e mi guardavo bene, da convinta femminista qual ero, dal mostrare le mie capacità in fatto di cucito. All’epoca, un po’ ingenuamente, credevo che essere femminista comportasse il rifiuto netto di tutto ciò che era tradizionalmente considerato un ruolo specifico della donna, e rammendare i calzini era ai primi posti della mia personale lista nera.
Amelia Earhart, la prima aviatrice della storia, in una intervista del 1930 dichiarò che portava sempre con sé nei suoi voli un piccolo necessaire da cucito. Il messaggio che voleva trasmettere alle donne americane che stavano affrontando la vita dopo il crollo di Wall Street del ’29, non era di restare a casa a fare la calza, ma di non farsi trovare mai impreparate di fronte agli eventi e di andare incontro alle avventure con il miglior equipaggiamento possibile. Il lavoro manuale in tutte le sue varianti consentiva alle donne di esprimere la loro creatività in modo artistico e accrescevano in loro sicurezza e determinazione.
La manualità e l’arte creativa, un tempo appannaggio dell’universo femminile, sono state declassate a partire dagli Anni ’60, da quando cioè il movimento femminista ha dichiarato a gran voce che le donne non solo potevano fare qualunque cosa volessero, ma che non dovevano chiedere il permesso per farlo. Così, come protesta, le donne hanno disimparato “arti domestiche” che hanno smesso di tramandarsi di madre in figlia e sono, quindi, finite nel dimenticatoio. Oggi che noi donne non abbiamo più paura di restare ingabbiate in un ruolo sociale, alcune di noi stanno riscoprendo attività manuali dimenticate.
Non voglio suggerirti di fare un corso di cucito in modo tale che potrai fare la piega ai pantaloni di tuo marito. Che se la faccia da solo, mi verrebbe da dire! Ciò che mi preme trasmetterti è l’importanza di trovare nella tua routine un tempo e uno spazio per allenare la manualità. Qualunque attività essa sia, dagli acquerelli al collage, dal ricamo alla falegnameria, dalla saponificazione alla saldatura.
Quali sono i vantaggi di un’attività manuale?
- Quando hai le mani occupate, mentre il tuo intelletto è impegnato nel portare a termine con attenzione l’attività in cui il corpo è impegnato, la tua mente si sente libera di vagare, ritrovando il coraggio di sognare.
- Se riesci a trovare un’attività manuale da fare a casa tua, oltre a ridurre i costi, avrai un senso di serenità che ti accompagnerà a lungo. Sapere di avere quella finestra d’aria per lo spirito ti renderà più sopportabile anche il lavoro più noioso.
- Il lavoro manuale meditativo ti dà la possibilità di definire confini da non oltrepassare: quando gli altri ci vedono impegnate con le mani mentre siamo alle prese con la costruzione o la realizzazione di un oggetto, ci concedono un po’ di tregua e si trattengono dal disturbarci. Questa pausa dalle richieste altrui è riposante e ristoratrice.
- Realizzare un manufatto, al di là degli esiti artistici, è un vero balsamo per l’autostima e allena lo spirito di resilienza.
- Creare nella tua vita piccole isole di serenità ti aiuta a rallentare e a entrare in contatto con la tua interiorità.
E se non hai tempo di dedicarti a un hobby, chiedi a tua madre o a una zia di insegnarti ad attaccare un bottone. Quando arriverà il momento in cui aver acquisito questa conoscenza ti tornerà utile, sarai in grado di farlo da sola e non dovrai pagare qualcun altro. Anche questo è femminismo.
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.