Chissà perché noi donne facciamo fatica a sognare la ricchezza, quella vera.
L’idea di diventare ricche è vaga, non ci crediamo davvero. Siamo talmente abituate ad aderire alla realtà che osiamo poco, perfino nei sogni. Per essere ricchi ci vuole coraggio. Un coraggio diverso da quello – peraltro encomiabile – di alzarsi ogni giorno, un giorno dopo l’altro, per affrontare le bollette, il conto in rosso, il bilancio che non torna mai. Perché per essere ricche ci vuole il coraggio di proiettarsi nel domani, senza dare peso alla sconfitta che vediamo nel momento presente. Questo tipo di coraggio è basato sulla capacità di avere una visione del domani dove la sconfitta di oggi non solo non ha peso, ma non è nemmeno una possibilità contemplata. Eppure tutte noi abbiamo bisogno di sognare, di darci il permesso di visualizzare lo stile di vita che desideriamo. Se limitiamo il raggio d’azione della nostra immaginazione, ci stiamo negando la possibilità di un nuovo inizio e, al tempo stesso, limitiamo l’intervento della Provvidenza.
Ti è mai capitato di perdere il lavoro? Un giorno sei una professionista affermata e il giorno dopo l’azienda per cui lavori fa dei tagli “necessari” e, senza troppi preamboli e nemmeno tanti complimenti, ti manda a casa negoziando una buonuscita che non ti risarcisce della perdita. È un’esperienza che molte donne hanno fatto dopo la crisi del 2008. E per quanto il tuo ruolo non ti soddisfi, per quanto non sia il lavoro dei tuoi sogni, essere licenziati è una delle esperienze più lesive per l’autostima. Nel momento in cui accade, persino quando non avviene all’improvviso ma era già nell’aria da un po’, non riesci a vedere l’opportunità. Vedi solo il fallimento, vedi che la tua abnegazione, la lealtà, l’impegno diventano un inutile spreco di energia senza alcun valore. In quel momento il concetto di reinventarsi è fuori dal tuo mindset. Hai bisogno di metabolizzare e di attutire il colpo.
Dopo la fase iniziale di “digestione” del nuovo status quo, è utile astrarti per un attimo dal dramma che stai vivendo e fare un bilancio oggettivo di ciò che hai portato con te quando sei uscita dall’azienda. Questa valutazione diventa un buon punto di partenza per avere il coraggio di proiettarti nel futuro, un futuro fatto di ricchezza.
Per aiutarti a relativizzare e a razionalizzare, prova a fare questo esercizio.
- Procurati una calcolatrice, un calendario dei diversi anni trascorsi in azienda e una poltrona comoda: ci vorrà un po’ di tempo per completare l’esercizio.
- Conta i giorni, le ore e i minuti in cui hai lavorato per rendere di successo l’azienda nella quale eri impiegata. Metti in conto gli straordinari, anche quelli non pagati, le feste aziendali, le riunioni non obbligatorie a cui hai partecipato.
- Considera tutto il tempo della tua preziosa esistenza che hai dedicato ad accrescere la ricchezza del tuo capo.
- Confronta il tuo stipendio orario con il tempo effettivo che hai dedicato al tuo lavoro e ti renderai conto di quanto ti è costato davvero.
- Fai ora un excursus degli oggetti personali che tenevi in ufficio. Scommetto che erano tutti oggetti con un valore affettivo. Quali oggetti che sono legati all’azienda hai conservato? Nemmeno uno, vero?
Un lavoro, a meno che non sia la tua missione, è solo un mezzo per realizzare un fine: portarti in una determinata direzione. Il lavoro non identifica la tua vita, quindi adesso hai la possibilità di guardare te stessa e di chiederti “in quale direzione voglio andare?”. Considera questo momento come l’opportunità che l’Universo ti sta offrendo per tirare di nuovo i dadi e prendere le redini della tua esistenza. Se non stai dedicando il tuo tempo alle persone che ami, a ciò che per te ha un valore assoluto, allora forse stai sbagliando qualcosa. Che tu abbia perso un lavoro che ti piaceva o uno che non sopportavi, adesso hai la possibilità di farti le domande giuste e di fare delle scelte consapevoli. Lo shock di perdere il lavoro è solo un promemoria per ricordarti che i tuoi talenti vivono nel tuo cuore, non nell’ufficio che hai lasciato.
C’è una netta differenza tra il lavoro e la missione. La missione è l’espressione della tua intelligenza, del tuo cuore, la manifestazione più completa di te. E dunque non sempre sei pagata per compierla. Ma quando riesci a far combaciare il lavoro con la missione, ossia quando regali al mondo tutto il tuo cuore, il mondo ti ripaga in denaro. Ed è allora che impari il coraggio di cui hai bisogno per sognare di essere ricca.
Mi chiamo Francesca Zampone e sono una Coach delle relazioni.
Ti aiuto a ritrovare una forte identità personale e un equilibrio stabile.
Come lo faccio? Focalizzando l’attenzione su di te e aiutandoti a ripristinare una giusta scala di priorità. In poche parole, lavoriamo insieme per mettere te stessa al centro della tua vita.