Relazionarsi nel 2021: come sono cambiate le nostre abitudini

Dopo 16 mesi dall’inizio della pandemia, possiamo dire che le relazioni interpersonali hanno inevitabilmente cambiato forma e aspetto.

Se nella prima fase, nonostante i timori, abbiamo iniziato con entusiasmo a pensare di poter usare le tecnologie a supporto di quello che stava diventando un mondo in cui sarebbe stato difficile, se non a tratti impossibile, frequentare molte delle persone delle nostre cerchie dal vivo, nelle fasi successive la situazione è diventata man mano sempre più difficile e complessa da sostenere, sebbene abbiamo tutti cominciato a esercitare le nostre capacità di resilienza e adattamento.

Il processo che ci ha indotti a sentirci vicini attraverso la virtualità, è stato da molti affrontato con grande entusiasmo, ma per altri non è stato altrettanto facile: c’è stato chi si è trovato a riflettere sui propri equilibri tra lavoro e vita privata e sommerso dalle attività casalinghe, chi ha dovuto fronteggiare la solitudine, i figli in casa tutto il giorno o anziani da accudire, chi si è trovato a fare i conti con una vita che forse avrebbe desiderato da allora in poi mettere in discussione, chi ha potuto gioire del proprio ritrovato rapporto con gli affetti, con la casa e con una vita indiscutibilmente non più frenetica, ma decisamente più lenta e meno varia. Ci sono stati coloro che poi sono stati colpiti dalle perdite di amici e parenti, o quelli che si sono sentiti sopraffatti dalle paure e dall’ipocondria, sentimenti molto difficili da gestire quando quasi impossibili da condividere, anche solo per uno sfogo, con le persone care o vicine o attraverso le relazioni d’aiuto.

Languishing

In questo anno abbiamo anche sentito un nuovo termine: languishing. Attraverso questa parola, il New York Times ha definito l’emozione che è legata alla mancanza di gioia e di uno scopo di vita. È proprio la sensazione di galleggiare in una quotidianità noiosa e ripetitiva che ci porta a quella sensazione di languore che ci spinge spesso a non reagire produttivamente, ma ad accettare questo stato di cose così com’è.

Questo anno ha portato a vivere difatti ripetutamente quello che è stato definito come “l’effetto limbo”, ovvero uno stato perenne di incertezza capace anche di bloccare la vita progettuale. I cambiamenti rapidi e spesso molto restrittivi sono stati man mano recepiti con sempre minore pazienza, sebbene in tantissimi ne abbiano constatato l’ineluttabilità.

La fatica e la mancanza di capacità progettuali, a causa della pandemia, si è fatta sentire con lo scorrere del tempo, momenti che sono diventati via via più frequenti, sino al desiderio estremo di pensare di volere comunque ricominciare a progettare e calendarizzare almeno quelle che vengono sentite come delle piccole cose, piccoli progetti a breve termine che hanno però la necessità di essere vissuti nell’immediato per lenire gli sforzi fatti a gestire sentimenti altalenanti e non sempre piacevoli. In vista dell’estate 2021, probabilmente per alcuni paesi tra cui l’Italia, potrebbe essere relativamente più semplice riprendere una vita che si percepisce come di valore, anche attraverso la possibilità di ricominciare a frequentare luoghi, attività e, soprattutto, persone.

Fame di pelle

Come scritto da Silvia Renda in questo articolo pubblicato su Huffpost, che riporta alcune considerazioni di Emmanuele A. Jannini, è come se il Covid ci avesse portato “a fare un lavoro di selezione, rinunciando a chi nel nostro immaginario sentimentale non si collocava in una posizione apicale. È come se la pandemia avesse tracciato una linea invisibile e non a tutti fosse stato concesso di oltrepassarla. Dall’altra parte non abbiamo lasciato solo le persone, ma anche il contatto fisico come prima ci veniva concesso”. “Abbiamo fame di pelle – dice Jannini – Il bisogno di toccare l’altro è pari al desiderio di cibo quando ci sentiamo affamati. In astinenza da contatto siamo privati della serotonina – l’ormone della felicità – che può produrre una carenza dell’ossitocina – l’ormone dell’amore – caratteristico dell’attività sessuale che facilita il consolidamento dei legami. Si alzano i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.” Per questo motivo sembra quanto mai necessario recuperare relazioni e frequentazioni di valore, indipendentemente da quali saranno i legami che potremo portare avanti anche attraverso una progettualità che ci permetterà di guardare speranzosi al futuro.

Quale sarà il futuro post Covid che stiamo costruendo attraverso le nostre relazioni? Possiamo immaginare di costruire una strategia che si possa fondare su alcuni pilastri, in modo da essere meno spaventati da quello che potrebbe voler dire immaginare un futuro in cui alcune basi che ritenevamo solide nella nostra vita sono state messe in discussione.

  1. Le valutazioni sulle relazioni che abbiamo – In questo periodo è diventato probabilmente più semplice scegliere con grande cura le persone di cui circondarsi. In qualche modo, questo aspetto è diventato ineluttabile, poiché con alcuni è venuto naturale continuare a cercarsi, con altri decisamente meno, sino a sfilacciare e far sfumare alcuni rapporti, che sino al marzo 2020 sembravano anche consolidati. Sebbene questo processo non sia stato semplice né sempre indolore, ci ha fatto comunque compiere delle valutazioni su quale potesse diventare la cerchia degli intimi, coloro che potevano rimanere nella cerchia degli intermedi o fare un salto di qualità e la cerchia più estrema dei conoscenti, nella quale forse sono poi entrate tutte le persone con le quali abbiamo anche smesso di vederci quasi del tutto (potete approfondire le cerchie in questo articolo).
  2. I modi in cui ci relazioniamo agli altri – Molte delle riflessioni che siamo stati dunque portati a fare hanno riguardato proprio la qualità dei nostri contatti, con i quali è stato quindi semplice rimanere in relazione oppure è diventato sempre più difficile. Anche da questo punto di vista, in una fase comunque non semplice da affrontare, così come nei momenti in cui ci sono delle necessità importanti o delle emergenze, le persone con le quali scambiarsi vicinanza, notizie, informazioni, affetto si sono man mano chiarificate, sino a poter guardare ai nostri rapporti già in essere con grande trasparenza, come forse non era mai capitato di poter fare in precedenza.
  3. Il contatto fisico – Assicurarsi di avere costantemente qualcuno con cui scambiarsi gesti di affetto, abbracci, tocchi, che possiamo annusare, oltre che sentire e vedere è diventata una necessità che probabilmente avevamo sentito anche in altre fasi della nostra vita, ma non avremmo mai pensato potesse diventare un’esigenza così pressante, data la carenza soprattutto in alcune fasi in cui è diventato quasi impossibile lo scambio attraverso vicinanza. Dei nostri sensi, quelli che sono stati maggiormente penalizzati in questo anno e mezzo sono stati infatti il tatto, il gusto e l’olfatto. Chiaramente, questo ha avuto un riverbero importante anche sulla sessualità, che se ne è dovuta privare quasi completamente, passando spesso a un contatto virtuale che ha finito per diventare fruibile quasi esclusivamente online. Le app di dating (di cui parlo in diversi articoli sul sito di Accademia della Felicità e sulle quali ho costruito nel 2020 il corso L’amore ai tempi delle app di dating) hanno avuto anche per questi motivi un crescente successo e vi si sono rivolte moltissime persone single (e non solo) in un numero sempre più cospicuo. Non sono mancate le innovazioni che hanno portato anche a poter fare videochiamate, pur senza lasciare l’app, ma è stato comunque difficile dare spazio ai sensi che sono stati decisamente in sofferenza. Diventa quindi prioritario portare attenzione a quali possono essere azioni di cura da portare a noi stessi in periodi in cui tutto il nostro corpo ha necessità di essere dunque ascoltato anche da questi punti di vista.
  4. La percezione dell’altro – Non è stato semplice riuscire a conoscere l’altro attraverso gli schermi. Le relazioni intime e vicine, che talvolta sono state strettissime, ci hanno costretto a una condivisione del tempo che è diventato talvolta sin troppo impegnativa e costante, in cui la fruizione attraverso lo schermo ha riempito quasi interamente molte delle nostre giornate. Abbiamo cominciato a stare in relazione con l’altro quasi esclusivamente attraverso il pensiero e anche non più attraverso gli spazi, attraverso i quali dare anche una tridimensionalità all’altro e agli altri. Nella percezione, è diventato tutto molto più complesso e anche difficile da analizzare e rielaborare, proprio per la mancanza di vicinanza e contatto. Per questo motivo, la fame di spazio, di attività e, nuovamente, di vicinanza fisica, sono diventati prioritari ed è decisamente bene non privarsene nelle fasi delle riaperture, cercando di proporsi di fare attività in cui lo scambio è più facile e immediato.
  5. Vivifichiamo il tempo che viviamo – Nutrendoci con relazioni di profondo valore, che sicuramente non avremo fatto troppa fatica a distinguere da quelle tossiche in questo difficile anno, possiamo aver cominciato ad avere sicuramente maggiore cura di noi stessi, e, per chi lo avesse fatto, dedicarci alla conoscenza profonda di sé potrebbe aver portato in luce anche quello che vorremmo nella nostra relazione attuale, dal partner con cui trascorriamo il nostro presente e/o da quello che desideriamo per il nostro futuro. Potremmo aver preso questo tempo o desiderare di farlo proprio per fare chiarezza su quelli che sono i nostri bisogni più profondi e che non vorremmo più dimenticarci di onorare, da soli o con l’altro, per garantire a noi stessi un maggior benessere psico-fisico e una vita maggiormente felice e appagante, anche nei momenti più difficili da affrontare.

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