Songs for life. The Sea Urchins «Please Rain Fall»

Ho 18 anni, una maglietta di The Queen is Dead degli Smiths, una cartella da postino a tracolla, i capelli lunghi, le Doc Martens basse ai piedi e sto passeggiando per Pinner, in realtà mi sono persa a Pinner.

Sto cercando gli Studios dove Hitchcock ha girato i suoi primi film, sono a Londra da due settimane e sono completamente esaltata.

La Londra del 1989 non è quella di oggi, la British Reinassance di metà anni 90 deve ancora arrivare: i pub sono veri pub luridi e con cibo scadente, i negozi delle grandi catene sono meno diffusi, gli inglesi non sanno cucinare e decisamente non c’è ancora Pret a Manger. Perdo 8 chili in un mese e mi innamoro definitivamente della città e del paese.

Non so come è stato, forse le letture o i gialli di Agatha Christie, o Jane Austen e poi Barbara Pym o il the delle 5 o la nebbia o le bombette o la City o l’ironia proverbiale o i punk o Siouxsie and The Banshees, ma Londra improvvisamente, è casa mia.

Giro – a piedi – tutti i quartieri, vado in tutti i musei a volte anche due volte, vado a Camden e in Oxford Street, mi fermo in libreria a Charing Cross Road e poi vado a Bloomsbury da Virginia Woolf.

Sono frenetica e famelica: di Londra, di musica, di mostre.
L’Inghilterra è compressa fra un glorioso passato ed un glorioso consumismo io ci capito in mezzo e mi ritrovo nella famosa Summer of Love del 1989 fra Happy Mondays e Acid House, ma alla ricerca dei resti del Blitz Club.

Compro vinili, una borsa anni 40 e uno Snoopy gigante che ho ancora.
Un giorno scopro che vicino a casa mia ci sono i Pinner Studios, ci vado – naturalmente a piedi, naturalmente piove, naturalmente mi perdo – a un certo punto partono i Sea Urchins ed il momento è perfetto.

Una signora mi ferma vuole pagarmi un taxi ha capito che mi sono persa le spiego che volevo perdermi, mi chiede se sono francese poi si stupisce che una italiana possa parlare bene inglese (sono tempi così) e mi invita in un cottage nel bosco per un the. Ci vado (perché sono tempi così) e scopro una delle mie sale da the preferite al mondo dove tornerò molte volte a mangiare scones fatti in casa con la panna e le fragole.

C’è ancora molto di me in quella ragazza che voleva fermamente perdersi, rinunciava ai passaggi in macchina e incontrava persone straordinarie.

Bless you girl!

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Francesca

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