Come definiresti la relazione con il tuo corpo? Siete amici, confidenti, ti ritagli del tempo per ascoltarlo e accogliere i suoi bisogni oppure lo critichi, a volte lo detesti, senti che fermarti ad osservarlo ti condurrebbe verso riflessioni che non sei sicura di reggere?
Se i conflitti superano i momenti di benessere, se l’idea di esporti al sole in costume da bagno ti fa sudare freddo o se ti senti spesso inadeguata e paragoni il tuo corpo a quello delle persone che ti circondano… potresti trarre beneficio nell’aprirti alla meravigliosa comunità Body Positive!
Per riuscirci, sarà necessario conoscere e inglobare nella tua vita le 5 competenze base e imparare a districarti tra i messaggi spesso contrastanti che cattureranno la tua attenzione.
La Body Positivity è un movimento sociale nato per dare spazio a tutti i corpi considerati non convenzionali dall’immaginario collettivo poiché non corrispondono all’ideale di bellezza del momento: corpi grassi, magri, affetti da disabilità. Di ogni genere ed etnia.
Quindi è un movimento inclusivo, rispettoso, attivo. Tuttavia non è raro trovare confronti accesi sul web relativi a chi possa farsi paladina o meno di questo messaggio e su cosa rappresenti davvero la Body Positivity.
La stigmatizzazione dei corpi grassi è ormai cosa nota: un corpo che indossa una taglia superiore alla 48/50 fa molta più fatica a trovare abiti con cui vestirsi ed esprimersi anziché avere come unico obiettivo quello di coprirsi come può. Ci sono persone costrette a pagare due posti in aereo o timorose di sedersi nelle rigorose poltroncine di un teatro, costrette a subire battute e consigli su come modificare la loro condizione e ormai abituate a percepire se stesse come un problema da risolvere, prima o poi.
Parallelamente esistono corpi assolutamente conformi, definibili come normopeso, che non subiscono le frustrazioni di cui sopra ma vivono comunque la sensazione di non essere abbastanza, di non rientrare in quei canoni severi che le immagini di bellezza decretano come cosa buona e giusta. Possono essere persone che hanno visto più volte scendere l’ago della bilancia per poi risalire in poche settimane; donne che lavorano a stretto contatto con ambienti dove la bellezza canonizzata è un valore indiscutibile o, semplicemente, ragazze cresciute con il mantra “Che bel viso! Se solo perdessi un po’ di peso…”.
Chi, tra tutte loro, tra tutte noi, può davvero parlare di Body Positivity?
In che modo una donna che indossa una taglia difficile da reperire può sentirsi offesa o grata di essere rappresentata da una 44 che non si piace?
Come può una donna che non si accetta in un corpo a cui qualcun altro ambisce, portare avanti un messaggio di inclusività e rispetto?
Per parlare di Body Positivity è necessario diventare attiviste e portare avanti il verbo nel mondo o è sufficiente imparare a rispettare giorno per giorno quell’immagine con cui litighiamo da sempre allo specchio?
I confini sono sottili e le polemiche accese.
E in mezzo? Resta la solitudine di tante persone che sentono il proprio corpo sbagliato. Perché grasso o con la cellulite, perché deriso o semplicemente non amato, perché tristemente assuefatte ai commenti negativi o sovraesposte ad immagini impeccabili.
Io non possiedo la determinazione dell’attivista e ho sempre timore di prendere una parte netta a discapito delle sfumature. Ma credo nell’esigenza personale, sociale e morale di smettere di parlare dei corpi degli altri e di lasciare la relazione con la propria immagine a un ambito privato.
Nel frattempo è fondamentale lavorare su se stessi, non allinearsi agli standard, difendere chi viene criticato da persone che non rispettano i confini degli altri e lavorare insieme per costruire una comunità dove il corpo non venga prima della persona.
In Psicosintesi Roberto Assaggioli insegna che si ha un corpo, non si è un corpo. Credo, come Voltaire, che sia importante coltivare il proprio giardino: partire da se stessi e, quando si è pronti, aiutare chi ci è vicino a curare il proprio. E se si ha ancora energia aiutare altri a fare lo stesso.
Il modello The Body Positive
Il modello The Body Positive ti aiuta a ristabilire una sincera connessione con te stessa e a mantenere comportamenti finalizzati al tuo self-care per riconciliarti con il corpo con i tuoi tempi e seguendo i tuoi bisogni. Attraverso messaggi di libertà, di fiducia e la legittimità di contestare i diktat a cui siamo soggetti su come sarebbe auspicabile apparire, lasciarsi abbracciare dalla Body Positivity aiuta a ritrovare la propria autentica saggezza per ricominciare ad ascoltarsi e riconoscere cosa si vuole veramente: nel cibo, nelle relazioni, nel lavoro e nella vita.
Quali sono le 5 competenze da acquisire in questo ambito?
- Prendersi cura della propria salute
- Praticare un’intuitiva cura di sé
- Coltivare l’amore verso se stessi
- Dichiarare la propria bellezza autentica
- Costruire una community
Il mese prossimo ti darò qualche strumento in più per entrare nell’esperienza della Body Positivity, nel frattempo ti lascio un esercizio che ti può aiutarti a comprendere qual è il tuo sentire al riguardo.
Scrivi le esperienze che hai avuto direttamente o indirettamente con il sizeism (pregiudizio basato sulla taglia del corpo tuo o di altri). Usa le domande qui di seguito per stimolare l’esplorazione e riconoscere le credenze di cui è necessario liberarti per rispettarti di più.
- Come definiresti il sizeism?
- Ne hai mai fatto un’esperienza diretta?
- Conosci qualcuno che può essere stato influenzato da questo pregiudizio?
- In cosa risulta simile ad altre forme di discriminazione?
- Hai interiorizzato il sizeism tanto da compromettere il modo in cui ti prendi cura del tuo corpo? In che modo?
- Hai sperimentato quelli che vengono definiti i privilegi di taglia come andare in un negozio e trovare sempre vestiti per te, poter sedere comodamente in aereo, non avere problemi nell’assistere comodamente ad uno spettacolo teatrale?
- Hai mai incontrato un dottore che ti parlava del tuo peso prima che dei tuoi sintomi?
- Come la società promuove la discriminazione di taglia?
- E tu cosa pensi delle persone che hanno una taglia considerata eccessiva?
- Cosa cambierebbe nella tua vita quotidiana se non esistesse più questo pregiudizio?
- Modificheresti dei comportamenti in particolare?
Coach specializzata nell’Emotional eating, aiuto le donne a raggiungere il giusto atteggiamento mentale per guardare alla vita, al cibo, al proprio corpo con rispetto, gusto e fiducia, a liberarsi dal peso di pensieri continui su quello che si dovrebbe o meno mangiare, per ritrovare il piacere del gusto del cibo. Questo permette di migliorare la qualità della propria vita e di conseguenza anche la propria immagine. Prima di diventare coach, una Laurea in Scienze dell’educazione, l’incontro con il Counseling e la successiva specializzazione in Counseling Cibo e Salute. Un Master su Trattamento integrato multidisciplinare dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.